Micaela Bongi
(Il Manifesto)
LA ROVINA DEI TEOCON
Era stato un ex presidente della Corte costituzionale, Antonio Baldassare, nell'udienza di martedì, a sostenere che la legge 40 sulla procreazione assistita andava difesa con i denti, altrimenti «la tutela dell'embrione sparirebbe e si darebbe piena espansione all'interesse della salute della donna». E' stata la stessa Corte, ieri, accogliendo alcuni dei ricorsi presentati, a spiegare al teocon Baldassare e a tutti i cosiddetti pro-life che la salute della donna non può essere ignorata, anzi calpestata, come fatto dagli estensori della legge 40 in nome di quel fondamentalismo che spaccia il primato dell'embrione - non diversamente dall'obbligo di sondino - per difesa della vita.
Illegittima, per la Consulta, la norma che prevede la produzione di un massimo di tre embrioni da impiantare contemporaneamente nell'utero. Illegittimo non prevedere che il trasferimento di quegli embrioni debba «essere effettuato senza pregiudizio per la salute della donna», appunto.
E così, come nel caso di Eluana Englaro, è ancora una volta il potere giudiziario a fare argine a un potere legislativo che, forte della maggioranza parlamentare, pretende di arrogarsi la decisione ultima sulle coscienze, sulle libertà, sui desideri, sui corpi, rappresentandosi come un principio creativo che non conosce limiti. Nemmeno nella Costituzione. La quale dimostra ancora una volta di avere in sé gli anticorpi necessari. Ma ecco che, proprio come nel caso di Eluana, il governo si dice già pronto a correggere quelle che dal suo punto di vista sono invece storture. Lo chiarisce uno dei cordinatori del neonato Pdl, Sandro Bondi: «La sentenza della Consulta pone un problema grave per la nostra democrazia, in quanto la sovranità del parlamento viene intaccata parallelamente alla percezione di una autorità di garanzia».
Per ora, il fronte teocon o teodem che dir si voglia, di maggioranza e di opposizione, subisce un sonoro schiaffo che vale per oggi e per ieri. Per oggi, per l'accanimento con il quale si finge di voler approvare una legge sul testamento biologico mirando in realtà a negare ogni concezione sulla fine della vita che non sia quella imposta dalle gerarchie vaticane. E fatta propria da chi, in nome del popolo sovrano, immagina i nuovi confini dello stato racchiusi nel Partito degli italiani. Per ieri, per l'ostinazione con la quale, di legislatura in legislatura, il corpo femminile è stato fatto oggetto di scontri dentro e tra gli schieramenti politici, di forsennate campagne, di tentativi di accerditarsi a fini elettoralistici presso l'altra sponda del Tevere. Fino alla crociata astensionistica, capitanata dall'allora capo dei vescovi italiani Camillo Ruini, sul referendum contro la legge 40. Prevalse l'astensione. Ma non vinse, si dimostra ora, chi negava risolutamente che quella legge sarebbe stata smontata ricorso dopo ricorso.
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