Jolly rosso: dopo venti anni d'indagine chiesta l'archiviazione
di Angelo Pagliaro - Fonte www.rivistaonline.com
09/02/2009
Il 14 Dicembre 1990, la motonave Rosso, della compagnia Ignazio Messina, si spiaggia sulla costa calabrese in prossimità di Amantea, in provincia di Cosenza. La Procura della Repubblica di Paola apre l'indagine e il magistrato, dottor Fiordalisi, individua come cause del naufragio le cattive condizioni del mare ed una falla provocata da un muletto che, sballottato dai movimenti della nave, apre una falla sulla fiancata della nave. All'inizio sembra tutto regolare, un incidente come un altro, fino a quando il comandante in seconda della capitaneria di porto di Vibo Valentia Giuseppe Bellantone, nel corso di un testimonianza, rilascia una dichiarazione mozzafiato: il 15 dicembre del 1990, il giorno successivo allo spiaggiamento, a bordo del relitto ha visto salire due uomini dei servizi segreti. In quello stesso giorno sulla plancia della nave lo stesso Bellantone rinviene dei documenti che si riferiscono ad un progetto di smaltimento di rifiuti tossici, tramite dei missili penetratori da sparare sul fondo del mare. Quello che sembra un increscioso incidente diventa, per il comandante Bellantone, un vero e proprio giallo. Dalla Procura di Paola l'inchiesta approda, nel 1994, a quella di Reggio Calabria. Il giudice Francesco Neri, che da tempo indaga sul traffico di sostanze tossico-radioattive sulle coste del mediterraneo, prende in esame anche il caso della Jolly Rosso. L'accusa, mossa a seguito di una denuncia di Legambiente Calabria, è che la Rosso faccia parte di una serie di navi definite "a perdere" che in quegli anni vengono volutamente affondate in tratti di mare con fondali molto profondi. Nel corso di un'audizione della commissione parlamentare sul riciclaggio di rifiuti pericolosi, tenutasi a Cosenza nel Novembre 2004, si viene a conoscenza che nel mar Ionio le navi affondate utilizzando la polvere di marmo (la quale facendo blocco sigilla il contenuto e provoca l'affondamento) sarebbero addirittura 47.
La tesi è che alla Jolly Rosso l'affondamento non sia riuscito e che solo il caso l'abbia portata fino ad Amantea. In questo paesino turistico del baso tirreno casentino, da allora, l'incubo delle malattie continua a diffondersi tra i residenti con l'aumentare delle patologie neoplastiche. Ma continuiamo nella ricostruzione dell'inchiesta. Il giudice Neri prosegue le indagini e nel corso di una perquisizione, avvenuta in uno degli uffici di Comerio, gli agenti rinvengono documenti relativi al progetto ODM, simili a quelli trovati sulla Rosso ed ancora: documenti relativi ai rapporti che Giorgio Comerio intrattiene con l'ambasciata dello Zaire a Parigi, del Benin sempre a Parigi, Sud Africa, Costa d'Avorio, Norvegia, ed assieme a molte altre, la Somalia. Lo stesso Comerio in un'intervista rilasciata nel 1996, dichiara di aver lavorato per un progetto finanziato dalla comunità internazionale per 120 milioni di dollari, anche con Spagna Francia e Germania. Ma purtroppo non solo questo. La perquisizione fa saltar fuori da quell'ufficio anche il certificato di morte della giornalista Ilaria Alpi tragicamente uccisa in Somalia assieme all'operatore Miran Hrovatin nel marzo del 1994. Il certificato scompare misteriosamente. Dopo un po' di tempo l'indagine della motonave Rosso dopo aver fatto il giro di tre procure (Paola, Reggio Calabria e Lamezia) ritorna al punto di partenza. Arriviamo ai giorni nostri.
Dopo 20 anni d'indagine, nei primi giorni del febbraio 2009, il PM della Procura di Paola, dottor Francesco Greco, chiede l'archiviazione dell'inchiesta. Alla richiesta del PM dovrà rispondere il GIP e non si escludono una serie di opposizioni promosse dai sindaci della zona, in particolare il sindaco di Longobardi, Aurelio Garritano, ha già chiesto l'intervento in Parlamento dell'On. Versace perché ritiene sia: "impensabile che gli autori di un simile disastro ambientale rimangano impuniti e che a pagarne le conseguenze siano le nostre popolazioni". Collegate allo spiaggiamento della Jolly Rosso vi sono altri misteri non ancora chiariti quale la morte improvvisa del capitano di Corvetta Natale De Grazia, collaboratore di Neri, avvenuta durante un viaggio in piena notte in direzione La Spezia, per svolgere un interrogatorio in merito al caso della Rosso. In attesa del pronunciamento del GIP sono in molti a chiedersi: "cosa trasportava davvero la Jolly Rosso?". Ad Amantea, il WWF ed il comitato De Grazia indicano un luogo preciso in cui una parte di quel carico è stato seppellito, sugli argini del fiume Oliva dove accertamenti tecnici hanno rilevato la presenza di sostanze tossiche e di granulato di marmo (usato per schermare e non far rilevare scorie nucleari). In Calabria non esiste industria che possa produrre tali sostanze.
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