Attenzione dedicata alla cappella del Cybo
di Bruno Pino su Il Quotidiano della Calabria del 03/02/2010 pag. 34
AIELLOCALABRO – La Delegazione del Fai Calabria, presieduta da Gregorio Carratelli,chesabato scorsohatenuto un convegno ad Amantea, ha visitato l’antico borgo di Aiello Calabro. A fare gli onori di casa ci hanno pensato gli assessori Lucia Baldini e Rosetta Lepore che hanno fatto conoscere agli ospiti anche alcuni prodotti tipici locali. Il resto della visita si è concentrato poi sulle emergenzearchitettoniche, artistiche, storiche e urbanistiche nel centro collinare. Dalcastello medioevale,su cui attualmenteinsistono ilavori della stradina d’accesso, ai settecenteschi palazzi nobiliari, ai diversi luoghi di culto, e infinea quelloche èconsiderato un autentico gioiello e testimonianza del Rinascimento calabrese.
Parliamo della Cappella Cybo posta all’inter no dell’ex complesso monastico dei Frati Minori Osservanti di San Francesco d’Assisi, realizzata nel 1597 dagli scultori Pietro Barbalonga di Aiello, trapiantatosi nella cittadina ma di origini messinesi, Andrea Matini e Battista Cioli. Per il monumento, alcuni anni fa, il Comune aveva pure chiesto alla Regione Calabria il riconoscimento di “sito di interesse artistico”. In seguito, della Cybo se ne occupò lo stesso Fai, in due edizioni dell’ini ziativa “I Luoghi del Cuore”. Nella primaedizione del2003 in cui la cappella fu indicata da diversi cittadini e censita tra i luoghi artisticipreferiti; edin quella del 2008, in cui il sodalizio nazionale chiedeva la segnalazione di brutture vicino a luoghi del cuore. In questa ultima circostanza, pervenneroal Faisegnalazioni riguardanti laprospiciente cabina Enel. Singolare la storia della Cappella Cybo.Essa, infatti, che in origine era allocata nel convento “vecchio”, a poca distanza da quello attuale, venne smontata e rimontata nel 1735 nella struttura attuale dopo che nel 1622 la vecchia struttura conventuale ebbe i primi cedimenti strutturali, aggravati poi dal terremoto del 1638. Il prospetto, alla sinistra dell’atrio, è una melodia di erme, timpani rettilinei spezzati, volti satireschi, conchiglie rovesciate.All’interno è custodito una splendido altareafastigio inmarmiverdi, bianchi e neri di Calabria, al cui centro, ormai irrimediabilmente perduto era un affresco del ‘500 di scuola napoletana che raffigurava la Madonna delle Grazie, ora sostituito da una pala d’altare del 1854 del pittore Raffaele Aloisio.
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