Erano i primi del ‘900 quando l'ingegnere del Genio Civile Vincenzo Vocaturo (nato ad Aiello Calabro nel 1874 e morto a Cosenza nel 1956), diresse insieme a numerosi lavori pubblici, anche quelli di bonifica della valle del Crati, che interessarono la città di Cosenza e la sua provincia. Impegnato per conto del Ministero competente nella ricostruzione di Messina dopo il terremoto del 1908, l'ingegnere Vocaturo si occupò in particolare del progetto dei lavori per l'inalveamento del Crati e del Busento fra i ponti San Lorenzo e San Domenico e dei collettori ripuari delle acque interne e delle fogne urbane della città di Cosenza nel 1910, per un importo di lavori di Lire 1.583.00,00. Lavori che, iniziati nel maggio del 1912 e difficilissimi, per via delle forti infiltrazioni d'acqua nonché per i profondi scavi in prossimità delle case, furono realizzati in soli tre anni.
Protagonista di infaticabile e trasparente attività, esercitata nell'interesse pubblico, nello scorso mese di maggio il "Circolo Re Alarico", dopo aver conosciuto la vita e le opere dell'illustre cittadino e incontrato personalmente la figlia ottantenne Ada Vocaturo, ha chiesto al sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, l'intitolazione di una strada e l'apposizione di una targa sul Lungo Crati.
All'ingegnere Cavaliere Ufficiale Vincenzo Vocaturo, oltre dieci anni fa, fu intitolata una strada nei pressi di via De Rada, che il "Circolo Re Alarico" ritiene, però «poco adatta all'importanza del personaggio». «Per una maggiore valorizzazione della memoria storica locale - si legge nella lettera inviata al sindaco a firma del presidente del "Re Alarico", Michele Arnoni - finalizzata alla rievocazione dei fatti positivi del nostro passato, si dovrebbe aggiungere all'intitolazione di una strada cittadina in posizione visibile, nei pressi del ponte cosiddetto di San Gaetano (che collega corso Telesio a corso Plebiscito e rappresenta un esempio mirabile di ingegneria per la struttura ad una sola arcata ed in salita), peraltro progettato dallo stesso Vocaturo, una targa che evidenzi l'operosità del funzionario pubblico e la qualità dei lavori eseguiti nell'interesse della cittadinanza tutta» Una richiesta, che oggi, a cinquant'anni dall'alluvione del Crati del 1959, diventa di incredibile attualità e mira a voler essere anche un esempio di dedizione e di assunzione di buone pratiche costruttive in materia di lavori pubblici, per le generazioni future.
Fonte: calabriaora.it (24/11/2009)
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