Sull’ultimo numero di “Calabria in Festa” (anno 3 – n° 2 di agosto 2005), tutt’ora in edicola in abbinamento con “Il Quotidiano della Calabria” (euro 1,50 + il costo del giornale), è pubblicato un interessante articolo sugli scavi di Temesa nella vicina Serra d’Aiello, a firma di Luigi La Rocca della Soprintendenza Archeologica per la Calabria, che vi invitiamo a leggere sulla rivista.
Nello stesso numero è pure pubblicato uno scritto sui ritrovamenti ad Aiello, negli anni ’60, di alcuni oggetti magnogreci, che qui di seguito vi riproponiamo, unitamente ad una scheda sulla storia degli scavi e sul gruppo di volontariato di Serra.
Altre tracce di Temesa?
Accanto al baricentro della ricerca di Temesa, rappresentato da Serra e Campora S. Giovanni (in quest’ultimo centro, di recente, sono state scoperte alcune tombe di grande interesse scientifico), c’è una zona sinora considerata marginale, ma che in passato è stata oggetto di alcuni casuali ritrovamenti. Parliamo di Aiello Calabro. Il sito su cui sorge il paese, è posto a confine dei territori di Serra e di Cleto, su una collina a circa 500 metri slm.
Negli anni ‘60, durante la costruzione di alcune case, in località Valle, e senza che il fatto trovasse la giusta eco, furono rinvenuti – come detto - alcuni oggetti in terracotta in una tomba a fossa contenente uno scheletro di donna (portava degli orecchini). A distanza di anni, nello stesso Rione Valle, durante lavori di realizzazione della fognatura, furono ritrovati altri reperti. Tali oggetti, sottoposti in seguito all’esame di esperti, sono stati classificati come Aryballoi (porta profumi corinzi del 550 a.C. circa – vedi foto). Che questi oggetti siano di fattura magnogreca non ci sono dubbi.
Come non ci dovrebbero essere dubbi (usiamo volutamente il condizionale, almeno sino a quando scavi e ricerche nei luoghi interessati non daranno una conferma certa) che il territorio di Aiello Calabro potesse essere parte di un territorio ampio, in cui erano diversi i nuclei abitativi a stretto contatto tra loro e che potrebbe corrispondere alla antica Temesa, cantata da Omero nel primo libro dell'Odissea, tra il IX e l'XIII sec. a.C. D'altronde, come sostengono gli esperti, la via di penetrazione verso la Sibaritide era, non già il Savuto, ma per brevità e facilità di percorrenza, il fiume Oliva sulla direttrice Olivo-Busento-Crati. Così, a cominciare dalla venuta dei greci alla metà dell’ottavo secolo a.C., l’insediamento iniziale sul territorio vicino al mare e alle rive dei fiumi Savuto e Olivo, si potrebbe essere spostato all’interno, nel corso dei secoli seguenti, come testimoniano i reperti del V, VI secolo trovati ad Aiello.
Peraltro, già storici e studiosi locali avevano ipotizzato Aiello come l’antico Tyllesium, città magnogreca, ed anche analisi sulla toponomastica (cfr. J. Trumper) non hanno escluso tale ipotesi.