Il mitico CSM, che la ormai svilita e ammutolita società civile ha tante volte difeso contro l’assedio tenace dei legali, degli editorialisti e delle televisioni di Berlusconi, un giorno di gennaio 2009, che è già iscritto nella sottostoria italiana, è spontaneamente uscito dal bunker della difesa dei magistrati con le mani alzate.
Il gesto si è notato a causa della statura e della autorevole visibilità del vice-presidente del Csm Mancino. Ecco la motivazione della resa.
I magistrati di Salerno che stavano indagando sul clamoroso sabotaggio e mobbing organizzato da procura e procura generale di Catanzaro contro il magistrato (ormai trasferito a Napoli) De Magistris, sono stati duramente puniti. La ragione è avere preso l’iniziativa (ascoltare, come magistratura di competenza, la denuncia De Magistris) e di indagare sul possibile attacco dei colleghi a un magistrato che stava investigando illustri politici.
Questo voleva dire “acquisire atti” ovvero, se negati, sequestrarli.
Non a Catanzaro. A Catanzaro i giudici sotto accusa hanno la trovata geniale di sequestrare ai colleghi di Salerno gli atti appena sequestrati a loro stessi.
Dal Quirinale si “chiedono le carte” invece di chiarimenti. (E’ la prima volta nella storia della Repubblica). E i giornali, invece di constatare che, per qualche ragione, i magistrati di Catanzaro sono intoccabili, parlano di”rissa fra giudici”.
La storica cerimonia di resa del CSM al potere politico comprende la cacciata del procuratore capo di Salerno Apicella, con vergogna e denigrazione. Per avere indagato su ciò che non va indigato e avere prestato attenzione a un reietto come il giudice De Magistris, il procuratore capo di Salerno ha perduto il posto e lo stipendio, qualcosa che non è mai accaduto neppure a giudici in odore di Mafia.
Ognuno di coloro che hanno partecipato alla indagine ha avuto la sua punizione, in proporzione al ruolo: quanto più efficace, attivo, tempestivo, tanto più dura la misura disciplinare. Tutti i giudici della procura di Salerno, anche i non coinvolti, hanno detto e scritto la loro totale solidarietà al procuratore capo di Salerno.
Ma ciò non ha impedito al vice-presidente del CSM, ex centro di difesa dei giudici della intrusione del potere politico, di esclamare “Giustizia è fatta”, come dopo il processo di Verona.
Quanto alla banda dei legali di Berlusconi e di altri intoccabili, avvranno potuto annotare quel giorno:
“CARO DIARIO, FINALMENTE CI SIAMO LIBERATI DEL CSM. D’ORA IN POI LA LEZIONE E’ CHIARA: CHI DEVE TACERE, TACE".