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Debito pubblico, l'occasione persa di nuovo
da Affari& Finanza (la Repubblica) In sostanza, poiché le cose vanno bene è inutile calcare la mano con il risanamento finanziario. C’è un po’ di boom, godiamocelo, dunque. Morale: quando le cose vanno bene, è inutile avere la mano pesante con la Finanziaria. E quindi, meno che mai quando le cose vanno male. Non si può mica infierire sulla gente. Insomma: mai. Questo spiega perché abbiamo uno dei debiti pubblici più alti del mondo e perché non si riesca a venirne fuori da almeno vent’anni. Una classe politica (soprattutto di sinistra) un po’ avvertita avrebbe dovuto dire: visto che le cose vanno bene, approfittiamone per dare una spallata a questo immenso debito pubblico che ci soffoca e quindi invece di fare una Finanziaria di appena 35 miliardi di euro, facciamola di 40 o di 45. Invece no, si è detto tutto il contrario. Con l’occhio rivolto agli elettori di dopodomani. Quasi quasi erano meglio Berlusconi e Tremonti di questa gente. Ma dietro questo atteggiamento c’è anche un errore politico grave. In questo modo, senza accelerare sulla via del risanamento (che significa diminuzione del debito pubblico pregresso), succede che gran parte delle risorse finanziarie del paese invece di finire in azioni per lo sviluppo, in migliori scuole e in migliori ospedali, finiscono sul mercato internazionale per pagare gli interessi sul debito. I soldi delle tasse degli italiani, insomma, pagano la rendita finanziaria invece di essere usati per migliorare il paese. E pensare che questa gente strilla, e chiede a gran voce una Finanziaria più leggera, in nome del popolo. Mai visto un caso più palese di demagogia e di stupidità politica. Purtroppo, come diceva Lenin, la storia di fa con i materiali che si trovano nel cantiere e non con quelli che non ci sono. E nel nostro cantiere abbiamo anche questi pezzi di sinistra, parolaia, confusa, incapace di capire anche i più elementari meccanismi economici e finanziari. Calcinacci di un’altra epoca, avanzi di edifici crollati da tempo. A cura di: [D. Amendola]11/09/2006 |
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