Il presunto pedofilo era catechista
Indagato anche un parente del bidello: si scambiavano foto e video
BELMONTE CALABRO – Emergono particolari inquietanti dall’inchiesta sul pedofilo di Belmonte
Calabro.
Prove schiaccianti che da un lato dimostrano la colpevolezza dell’uomo indagato e dall’atro tratteggiano il contorno di una raccapricciante vicenda personale che ha coinvolto diversi bambini innocenti.
Gli inquirenti ritengono che Mario Suriano, il bidello di scuola elementare accusato dell’ignobile reato, abbia commesso vari abusi su ragazzini adescati nei paesi delle scuole in cui ha lavorato.
L’attenzione dei carabinieri è concentrata soprattuto sui comuni di Scalea e Aiello Calabro. Il bidello, infatti, ha lavorato prima in una scuola di Scalea e poi negli ultimi anni ad Aiello.
Attualmente è in servizio presso la scuola elementare di Cleto, che dipende dall’istituto Comprensivo di Aiello Calabro. Finora, però, dalle indagini non sono emersi contatti sospetti con bambini cletesi.
Il quarantottenne, lunedì scorso, è stato arrestato proprio ad Aiello, mentre era in compagnia di un bambino del posto, che fortunatamente non ha subito nessuna violenza.
Il presunto pedofilo aveva avvicinato il ragazzino e lo aveva fatto entrare nella sua automobile, proprio in quel momento sopraggiungevano i militari dell’Arma, che gli mettevano le manette sulla
base di un decreto di fermo emesso dalla procura della Repubblica di Paola. Mario Suriano era tenuto sotto controllo da più di un mese, conseguentemente a una confidenza fatta da un adolescente al maresciallo Arcaro, comandante della stazione dei carabinieri di Belmonte.
Partiva così un’intensa attività investigativa con lunghi pedinamenti e con una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche, che lunedì mattina hanno fatto scattare l’ordine d’arresto. Contestualmente sono state eseguite perquisizioni nella casa e nell’automobile del bidello.
Nell’abitazione in località Piane di Belmonte, è stato rinvenuto materiale pedo-pornografico: dvd, riviste, fotografie.
Tutto il materiale è stato sequestrato, compreso il computer utilizzato dall’uomo per contattare via internet le sue giovani vittime.
Dalle risultanze investigative risulta, infatti, che l’indiziato abbia
scambiato messaggi di posta elettronica con numerosi ragazzini.
Ma la prova decisiva che inchioda l’uomo di Belmonte sono alcune immagini in cui lui stesso è protagonista.
Immagini che non lasciano spazio a dubbi.
Mario Suriano è stato già interrogato dal sostituto procuratore Antonella Lauri e davanti all’evidenza dei fatti non ha potuto nemmeno
negare gli addebiti.
A Belmonte Calabro, piccolo centro del basso Tirreno cosentino, la notizia ha portato turbamento.
Ma non ha sorpreso più di tanto, poiché da anni circolavano voci circa alcuni strani atteggiamenti dell’individuo, che passava
molto tempo con i bambini.
Organizzava gite e fino all’anno scorso è stato anche catechista in parrocchia. Certi dubbi c’erano, tuttavia nessuno poteva immaginare che dietro quelle particolari attenzioni si celava una deviazione ben più grave e morbosa.
In paese a qualcuno è ritornato alla memoria un precedente avvenuto oltre trent’anni fa, quando
Suriano non era ancora maggiorenne e già pare si intrattenesse con i bambini. Non a caso gli investigatori
stanno scavando nel passato di Mario Suriano.
C’E’ ANCHE UN PARENTE INDAGATO.
Sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri, anche la condotta di un parente di Mario Suriano. Gli inquirenti sospettano che fra i due possano esserci stati scambi di materiale pedo-pornografico.
Ma si sospetta anche che l’uomo arrestato possa far parte di un ampio giro di maniaci collegati in rete. L’ipotesi va ancora dimostrata.
Comunque, in questi giorni, esperti d’informatica esamineranno il computer dell’indagato per risalire a tutte le sue frequentazioni sul web.
Segnaliamo, infine, che oggi Suriano sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia, condotto dal gip del tribunale di Paola. Al termine il giudice per le indagini preliminari, oltre che sulla convalida del fermo, dovrà pronunciarsi sulla richiesta di custodia cautelare avanzata dal pm titolare del caso.
Paolo Orofino