AIELLO CALABRO – Si è conclusa il 17 agosto una delle mostre più originali allestite in Calabria in questo periodo agostano. La rassegna “Buddha Image” (6 – 17 agosto), consisteva – come abbiamo già avuto modo di scrivere – in una serie di pannelli riguardanti immagini del Siddharta Gautama, nelle sue diverse varietà iconografiche. Le foto del Buddha esposte facevano parte della produzione artistica di Leo Antoniello, meglio conosciuto col nome d’arte di Leofilm, che l’autore ha raccolto durante i suoi lunghi e numerosi viaggi in Birmania, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam iniziati più di un trentennio fa; e poi rielaborato con l’applicazione di foglie d’oro.
Il percorso dell’esposizione allestita alla Casa delle Culture di Aiello Calabro (Cs), dall’Associazione “Terre del Mekong & Indochina” con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale, in definitiva, ha voluto offrire ai tanti visitatori, l'opportunità di conoscere e studiare la storia e la trasformazione nel tempo dell’Immagine del Buddha che all’inizio, in una fase “aniconica” veniva rappresentata con simboli che ricordavano la persona o la vita del Siddharta Gautama, come l'albero sotto il quale realizzò il Risveglio; la ruota della Dottrina; il trono dell'insegnamento; la pianta del piede come orma della disciplina; lo stupa (reliquario) come segno del Nirvana raggiunto. Più tardi, a partire dal II secolo d.C., le scuole del Buddhismo Mahayana – nonostante che in linea di principio la buddhità non sia rappresentabile e che quindi, come scrive Giangiorgio Pasqualotto, docente di Estetica e Storia della filosofia dell’Università di Padova, «ogni raffigurazione del Buddha va presa come un upaya, come mezzo provvisorio e relativo utile per alludere, non per descrivere compiutamente la realtà assoluta» - iniziarono invece a rappresentare il Buddha nei due principali tipologie iconografiche. Ovvero quella nata a Mathura, a sud di Delhi, e quella del distretto di Gandhara, nell'India del Nord Ovest, dove profondo fu l'influsso dell'arte scultorea greco-romana.
«Dal primo sito – spiega Pasqualotto - proviene un frammento (ora custodito al Museo di Monaco) di un rilievo in arenaria rossa del II sec. d.C., raffigurante la parte superiore di un Buddha seduto, vigoroso, con la mano destra nella posizione che allontana la paura (abhaya mudra); dal secondo proviene un rilievo a tutto tondo in ardesia (ora custodito al Museo di Calcutta), raffigurante per intero la persona del Buddha seduto su un loto con le mani nella posizione del Dharmacakra Mudra (messa in moto della Dottrina), in un atteggiamento di serena concentrazione. Dal primo di questi due modelli si svilupperanno le raffigurazioni nell'Asia meridionale; mentre dal secondo si svilupperanno quelle un Asia centrale».