GENOVA – Luigi Gandolfo, il partigiano “Garibaldi”, è venuto a mancare nella sua Genova. Un malore, lo scorso lunedì mattina, ed il cuore di quel combattente che ha lottato per gli ideali partigiani, si è fermato. Aveva 86 primavere sulle spalle, era nato in un paesino vicino il capoluogo ligure, a Mezzanego nel giugno del 1925.
Gandolfo aveva sposato una signora di Aiello, e dagli anni ’50, ininterrottamente, almeno sino a pochi anni fa, è sempre venuto in Calabria a passare le ferie estive. Amava la cittadina tirrenica, e amava parlare, soprattutto con i giovani, di quei principi e valori di giustizia, libertà, solidarietà, che lo avevano spinto ad andare sui monti per combattere il nazifascismo. Tante volte ci ha raccontato gli episodi salienti di quella attività nei boschi. Sui monti di Cichero, nell’entroterra genovese, c’era andato proprio tra settembre ed ottobre. Era il ’43, era appena sorta la repubblica di Salò che in quel periodo aveva iniziato a reclutare soldati per la ricostituzione dell’esercito. Ma Gandolfo scelse di stare dall’altra parte. Scelse di far parte della Divisione Cichero comandata da Aldo Gastaldi “Bisagno”, e Giovambattista Canepa “Marzo”. Diverse volte ci ha raccontato delle azioni che fecero con i compagni. Ma in particolare, a Gandolfo piaceva raccontare la liberazione della città di Genova, da parte delle forze partigiane che imposero da sole, senza gli Alleati, la resa senza condizioni ai tedeschi.
La comunità aiellese, che lo ha conosciuto, lo saluta idealmente, e esprime cordoglio alla famiglia per la scomparsa di uno degli ultimi attori della Resistenza.
I funerali sono previsti per mercoledì 5 ottobre, in quel di Genova.