AIELLO CALABRO – Chi arriva ad Aiello dalla strada che costeggia il fiume Olivo lo vede imponente ergersi accanto alla millenaria chiesa di S. Maria Maggiore, in mezzo al tessuto urbano di impronta medievale. Costruito a fine anni sessanta, dopo che il terreno su cui sorge, in località Murarotti, era stato donato al comune nel 1966 dalla famiglia Caruso con l’obbligo del donatario di destinare l’immobile a scopi sanitari, il Poliambulatorio, conosciuto meglio come “l’ospedaletto”, non è mai stato pienamente utilizzato. Se non per aver ospitato in passato l’ufficio di Guardia medica ed essere utilizzato come deposito per l’archivio comunale. Il suo aspetto, simile ad un treno in curva, è esteticamente stucchevole. La sua staticità strutturale, attualmente, non sembra molto affidabile; finestre rotte, rivestimenti in mattonelle in caduta libera; un ammasso di cemento senza arte né parte. L’immobile, secondo il decreto legislativo 502 del 1992 e per gli effetti della delibera regionale n° 7626 del 1998 era poi stato trasferito nelle disponibilità della Regione. Però, qualche tempo prima, il comune aveva fatto degli interventi per finanziare i quali aveva contratto un mutuo.
Ora, l’Amministrazione comunale – a seguito della chiusura al pubblico della struttura disposta dall’Azienda sanitaria, per ragioni di pericolosità e di agibilità, ed avvenuta a fine settembre del 2004 - si è decisa a scrivere ai responsabili della sanità calabrese, ossia al direttore generale dell’Asl 1 di Paola e all’assessorato regionale, per chiedere un intervento risolutore. E cioè, o si apportano i necessari interventi per renderlo in qualche maniera utilizzabile (la struttura era pure stata individuata per trasformarla in ostello, ipotesi poi abbandonata), oppure – come pensano in tanti - si demolisce, che sarebbe una possibile alternativa per permettere il recupero estetico della piazza.
«In considerazione dell'incombente pregiudizio per la sicurezza collettiva – è scritto nella missiva dell’Amministrazione -, nonché del grave danno che ne deriva all'utenza dalla indisponibilità della struttura in oggetto, a tutela degli interessi esponenziali collettivi di cui questo Ente è istituzionalmente espressione e non potendosi tollerare ulteriormente il disinteresse finora manifestato da Codesta Azienda Sanitaria si invita e diffida l'Ente Sanitario in indirizzo a provvedere entro e non oltre il termine di 60 giorni dalla ricezione della presente ogni pertinente intervento di ripristino delle condizioni di sicurezza dell'edificio, con la sua riattivazione ed utilizzazione collettiva».
«Diversamente – si precisa ancora - questo Comune si vedrà costretto ad assumere tutte le pertinenti iniziative di natura amministrativa e giudiziaria in ogni competente sede, anche per la repressione del comportamento omissivo in atto».
La richiesta del comune va però oltre. «Con l'occasione – aggiungono gli estensori del documento -, si invita e diffida codesta A.S. a provvedere nel perentorio ed ultimativo termine di giorni trenta dalla ricezione della presente alla restituzione a favore di questo Ente della somma sostenuta per "Immobile Poliambulatorio - Aiello Calabro" (più di un miliardo del vecchio conio), in relazione alla quale questo Ente ha dovuto contrarre specifico mutuo con la Cassa DD.PP., di cui è gravato a tutt'oggi con il pagamento di relativi interessi di ammortamento a fronte di una struttura che, per espressa disposizione di legge, è stata trasferita in proprietà a codesto Ente Sanitario. Pertanto, risulta non dovuta a carico dello scrivente Comune l'assunzione di oneri per una struttura non di sua proprietà e che, quindi, rende ravvisabili gli estremi dell'indebito arricchimento a favore di codesta Azienda Sanitaria. Con riserva, in conseguenza di adire l'autorità giudiziaria per il recupero coatto del rivendicato credito di cui sopra, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria come per legge».