Nucleare si, Nucleare NO!
Ma servirebbe a risolvere i nostri problemi?
In questi primi giorni del governo Berlusconi sembra che le prospettive sull’argomento delle centrali nucleari in Italia stiano assumendo un tono decisivo. Sembrerebbe proprio che il governo, questa volta, sia intenzionato ad affondare in maniera rapida le polemiche contrarie alla riapertura delle centrali e a finanziarne la riapertura.
Il nucleare in effetti è presente in molti stati europei (ad es. Francia e Svizzera) e soprattutto nei paesi più industrializzati, l’Italia lo bocciò però con un referendum tenutosi l’8/9 novembre 1987. In effetti quel referendum non trattava in maniera diretta il problema del nucleare, cioè non era “Nucleare si o Nucleare no” ma modificava tre articoli che di fatto così ne avrebbero impedito l’uso. Quindi nacque una moratoria per chiudere le centrali in uso e non costruirne di nuove.
L’energia nucleare è, secondo una tanto diffusa quanto errata opinione popolare, una fonte di energia pulita e in grado di produrre grandissime quantità di energia. In pratica si potrebbe pensare di soddisfare l’intero fabbisogno nazionale con il nucleare, invece non è affatto così. Citando l’ultima lettera del Ufficio stampa del WWF “secondo i dati dell'International Energy Agency (IEA), nel 2005 le 341 centrali nucleari esistenti nel mondo coprivano appena il 6,2% dell'energia primaria utilizzata, dando quindi un contributo del tutto marginale al fabbisogno energetico mondiale”.
Come spiegato anche nella lettera del WWF il nucleare continua ad assorbire oltre il 90% dei fondi destinati alla ricerca su fonti alternative di energia e combustibili fossili senza risultati pratici e essere riuscito ancora a superare l’apporto energetico fornito dall’energia idroelettrica.
Riprendendo quanto detto in precedenza riguardo all’opinione popolare sul nucleare, definito in alcuni casi energia “pulita” e a “basso costo”, non credo ci sia niente di più sbagliato. Innanzitutto per sapere quanto ci costa l’energia nucleare dovremmo aspettare almeno di aver smantellato la centrale. Una centrale nucleare viene costruita in circa 10 anni, devasta una zona più o meno grande per creare l’impianto e le dovute misure di sicurezza, costa milioni di euro e una volta diventata obsoleta costerà migliaia di milioni di euro per poter essere smantellata, forse nemmeno in maniera definitiva. Poi sul “pulita” non riesco proprio a digerirla. Le navi affondate nei nostri mari in maniera sospetta? Il caso della motonave “Jolly Rosso”? L’ultimo caso di incidente a rischio di fuga radioattiva in Slovenia? Tutti casi nei quali la nostra vita e l’ambiente intorno a noi rischiano danni più grandi di quanto il petrolio possa mai fare.
La cosa che mi sorprende e mi rammarica di più e vedere i titoli dei giornali quando i nostri ministri ribadiscono assurdità come quella di rilanciare il nucleare quando c’è un comico(Beppe Grilo) che urla e si fa la sauna respirando dal tubo di scappamento di un’auto a idrogeno che espelle in uscita semplice VAPORE ACQUEO.
Tutta questa pubblicità mi sarebbe piaciuta se fatta quando in puglia, qualche mese fa, il Ministero dell’Ambiente e Regione Puglia hanno firmato un accordo per la costruzione di 5 pompe di rifornimento a idrogeno, idro-metano e metano. Inaugurando l’iniziativa alla presenza del famosissimo scrittore e economo Jeremy Rifkin (scrittore dei libri “L’era dell’accesso” e “Economia a idrogeno”, che vi consiglio entrambi). [leggi l’articolo: su Repubblica.it]
L’idrogeno è senza ombra di dubbio il futuro nel campo energetico mondiale. J. Rifkin definisce il prossimo secolo “il secolo dell’idrogeno”, come si definì il presente del petrolio e lo scorso del carbone.
L’idrogeno è già disponibile basterebbe semplicemente che le grandi nazioni ci investissero parte delle risorse destinate al petrolio o al nucleare.
Infine mi chiedo perché, se la Germania nel 2000 ha aderito alla moratoria contro il nucleare optando per investire le proprie risorse sulle fonti rinnovabili (solare, eolico, biocombustibili, etc.), perché l’Italia nel 2008 dovrebbe invertire la rotta invece che scommettere sul sole? Lascio a voi ogni considerazione su questa domanda.
Danilo Amendola
Il WWF ha scritto la seguente lettera che riporto:
L'ipotesi di costruire in Italia centrali nucleari viene proposta dal Ministro Scaiola sulla base di argomentazioni che sembrano ignorare la realtà dei dati riguardanti questa fonte energetica. Non è vero che il resto del mondo fa un uso massiccio di questa fonte in quanto, secondo i dati dell'International Energy Agency (IEA), nel 2005 le 341 centrali nucleari esistenti nel mondo coprivano appena il 6,2% dell'energia primaria utilizzata, dando quindi un contributo del tutto marginale al fabbisogno energetico mondiale. A fronte di un contributo mondiale limitato ed ancora inferiore agli apporti energetici dell'idroelettrico, la ricerca per l'energia nucleare ha bruciato il 90% delle spese di ricerca destinate alle fonti energetiche alternative ai combustibili fossili. La stessa cifra orientata sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza energetica avrebbe permesso una maggiore emancipazione dalle fonti fossili. La stessa IEA non prevede alcuna crescita di tale contributo per i prossimi trent'anni, anche perché le riserve di uranio possono consentire ancora pochi decenni di alimentazione delle centrali esistenti. Inoltre le centrali nucleari producono solo elettricità, che rappresenta solo il 15% degli usi finali, mentre il restante 85% è costituito da calore per riscaldamento e processi industriali e da carburanti per i trasporti ai quali il nucleare non può dare nessun contributo.
Non ci sono dati per affermare, come fa il ministro, che l'elettricità prodotta dalle centrali nucleari sia meno costosa in quanto nessuno è ancora in grado di valutare compiutamente costi di smantellamento delle centrali a fine vita e la gestione finale delle scorie, che rappresentano le fasi più onerose di questo tipo di produzione energetica; non si può dire che una cosa costa poco solo perché il conto salato deve ancora arrivare. Quando un operatore sviluppa una campo eolico deve garantire il ripristino del territorio alla scadenza della concessione, lo stesso non può essere fatto nel caso di realizzazione di centrali nucleari dal momento che nessuno potrebbe fornire una simile garanzia.
Non è vero che questa energia ridurrebbe la nostra dipendenza energetica dall'estero in quanto non possediamo miniere di uranio ed inoltre le centrali italiane si appoggerebbero alla filiera francese per tutte le operazioni necessarie del ciclo del combustibile, a monte ed a valle della centrale, operazioni anch'esse molto onerose.
L'energia nucleare non fornisce la soluzione agli attuali problemi di approvvigionamento energetico globale. E' responsabilità dei paesi economicamente avanzati proporre tecnologie esportabili nel resto del mondo. Il nucleare non lo è per gli evidenti legami con l'industria bellica e la terrificante proliferazione di scorie radioattive nel pianeta. Nelle ultime due generazioni il mondo occidentale è stato dilaniato da due guerre mondiali. Le scorie nucleari rimangono attive per oltre 500 generazioni. L'energia nucleare è in assoluto quella che negli ultimi 60 anni ha ricevuto le maggiori sovvenzioni pubbliche, ed ancor oggi riceve la maggioranza degli investimenti mondiali (ed anche italiani) per ricerca e sviluppo in campo energetico. Nonostante ciò, in 60 anni non ha saputo risolvere il problema basilare di qualsiasi produzione industriale: la gestione degli scarti e lo smantellamento degli impianti. Visto poi il contributo modesto fornito al fabbisogno energetico mondiale, possiamo ben dire che si tratta dei numeri di un fallimento che ci dovrebbero far riflettere attentamente prima di lanciarci in una ennesima avventura fallimentare. Il WWF inoltre mette in evidenza che catalizzare il dibattito sul nucleare vuol dire ignorare, ancora, le grandi sfide che il nostro Paese ha davanti. Prepararsi al Mondo a Zero Carbonio oggi è un'esigenza economica, di innovazione e competitività, oltre che ambientale. Se la tanto attesa e annunciata Conferenza su Energia e Ambiente dovesse essere solo una consultazione sul nucleare sarebbe un ulteriore, davvero enorme fallimento.
Ripetere l'esperienza nucleare in Italia rischia di ostacolare risorse economiche e capacità professionali dalle vere soluzioni ai problemi energetici ed ai problemi ambientali legati ai cambiamenti climatici. I tempi di realizzazione di una nuova filiera del nucleare sono lunghissimi a confronto con le potenzialità di sviluppo di tecnologie alternative. L'apporto energetico sarebbe altrettanto irrisorio.
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