Le norme "anti-fannulloni" colpiscono i volontari: stipendio decurtato
La protesta delle associazioni. E il ministro fa marcia indietro
Brunetta: "Assenze garantite
per i donatori di sangue"
ROMA - Le misure anti-fannulloni non colpiranno i donatori di sangue e di midollo osseo. Dopo la denuncia pubblicata su Repubblica, il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta fa marcia indietro e spiega: "Nessuna penalizzazione dei lavoratori pubblici che, con grande senso di altruismo, compiono un gesto di solidarietà ".
Una modifica al decreto 112, contenente le norme anti-assenteismo, permetterà che i dipendenti pubblici continuino, grazie al contributo Inps, a ricevere la paga piena in caso di assenza dal lavoro per donare il sangue o le cellule staminali ad uso trapianto emoproteico.
Era dal 1990 che una legge italiana prevedeva per i donatori che lavorano, nel pubblico o nel privato, il giorno di permesso pagato al 100%. Principio che il governo Berlusconi nel 2005 aveva confermato. In pratica, fino all'approvazione della norma, chi prendeva un giorno libero per donare il sangue riceveva la paga piena, grazie al contributo dell'Inps. Un sistema che le nuove norme varate dal governo hanno smantellato, prevedendo che il giorno della donazione mancherà dalla retribuzione aggiuntiva, quella legata alla contrattazione integrativa (fino al 30% del totale) e che tra le tante voci aveva anche la donazione di sangue.
"Non importa quanti soldi sono. Fossero anche 5 euro si tratta di una cosa ingiusta. Questa è gente che fa del bene, che aiuta altri a vivere. Non deve rimetterci niente" denuncia oggi su Repubblica, Andrea Tieghi, presidente nazionale di Avis e attualmente anche portavoce di Civis, il coordinamento che raccoglie tutte le grandi associazioni di donatori. Una protesta davanti alla quale Brunetta ha fatto marcia indietro. Promettendo che tutto tornerà come prima.
(5 agosto 2008)
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