Un giovane non c’è più. Anzi, ha deciso di non esserci. Non ci è lecito oppure non è il momento di imputare spiegazioni o scavare il suo essere. Si è lanciato nel vuoto, è questa la cronaca, la notizia. Qualcuno scrive che sia andato via alla stessa età del suo idolo, Morrison. Altri, soprattutto coetanei, preferiscono un involucro di silenzio, che incita al rispetto dei parenti, allo strazio della fidanzata.
Io non vorrei aggiungere altro, se non accostare un semplice vocabolo a ciò che è successo: AIUTO. Nessuno, e dico, nessuno abbia il senso di colpa per non avere saputo capire, ascoltare, guardare. Io mi riferisco a quel tipo di aiuto quotidiano, quello di tutti i giorni, quello di cui ognuno ha bisogno quando cerca un sorriso nella bocca dell’altro. Quello che serve a consolidare i legami interpersonali senza falsi moralismi e ipocrite smancerie di facciata. Ecco perché alla fine risulta inutile e spiacevole interrogarsi.
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