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Wi-Max decisivo per 170 comuni della Sardegna

Dadea è contento, figuriamoci se non lo è Soru, ora che i ministri Gentiloni e Parisi - dopo un mese di trattative - hanno trovato l’accordo sull’Wi-Max, la tecnologia senza fili che consentirà la connessione veloce a Internet grazie alla banda larga che potrà servire anche i territori più periferici come le campagne e le zone montane. Notevoli, i benefici per la Sardegna: 170 Comuni rischiavano di essere tagliati fuori, con l’Wi-Max il pericolo è scongiurato.

Il passaggio delle frequenze (da 3,4 a 3,6 Ghz), finora usate dai militari, dal ministero della Difesa a quello delle Comunicazioni è l’atto decisivo per arrivare alla concessione delle licenze Wi-Max, prevista per il mese di giugno 2007, secondo l’intesa raggiunta a Roma l’altro ieri da Arturo Parisi e Paolo Gentiloni. In questo modo si colma finalmente il gap che assegna una sorta di maglia nera all’Italia, l’unico Paese europeo nel quale non siano ancora partite le aste per l’Wi-Max.

Nella scorsa legislatura, il governo Berlusconi ci aveva provato, ma non era riuscito a mettere d’accordo i due ministeri interessati al trasferimento delle frequenze, mentre in Francia, Spagna, Regno Unito e Germania il cammino è stato molto più veloce.

«La liberalizzazione delle frequenze interessa in modo diretto e assume un’enorme importanza per la Sardegna - osserva, compiaciuto, l’assessore alle Riforme, Massimo Dadea - perché consente a tutti i Comuni non raggiunti dalla fibra ottica di essere coperti dai collegamenti a banda larga.

La tecnologia Wi-Max permetterà di superare questo grave divario con investimenti accettabili e con costi per l’utente finale che possono essere paragonati a quelli dell’Adsl».

In Sardegna, dunque, si marcia spediti verso il superamento del cosiddetto digital divide, un obiettivo più volte dichiarato dalla giunta regionale e dallo stesso Dadea, anche in occasione del convegno organizzato a Cagliari dal “Consorzio Sardegna Digitale”, lo scorso 4 dicembre.

Dadea fornisce anche dei dati. «Oggi - spiega -, in Sardengna esistono 484 centrali di telecomunicazione e solo 300 sono collegate con fibra ottica e dunque sono tecnicamente utilizzabili per attivare l’Adsl. Ciò significa, che, su 378 Comuni sardi, solo un centinaio sono serviti dall’Adsl.

A questi bisognerà aggiungerne altri cento, grazie all’iniziativa Sics, già finanziata dalla Regione. Conti alla mano, tutti i Comuni non serviti da centrali non raggiunte da fibra ottica, rischierebbero di essere esclusi dai collegamenti a banda larga, e quindi anche dall’Adsl. Il loro numero è molto alto: sono 170, e con l’Wi-Max l’ostacolo verrà finalmente superato. Del resto - osserva ancora l’assessore regionale -, questa è l’unica possibilità per i territori periferici e rurali (che in Sardegna non mancano di certo), visto che gli investimenti per portare la fibra ottica e l’Adsl in quelle aree sarebbero troppo onerosi.

Come ha documentato nelle scorse settimane la Commissione Europea, solo il 44 per cento delle zone rurali dell’Italia è coperto dalla banda larga, a fronte di una media europea che si attesta sul 65 per cento».

Secondo la Regione, ora, bisognerà prestare molta attenzione alla fase in cui dovranno essere assegnate le frequenze (una commissione sarà al lavoro nei primi mesi dell’anno, dopo la definizione degli indennizzi a favore del ministero della Difesa per la perdita delle frequenze).

«I criteri - conclude Massimo Dadea - non sono stati stabiliti, e noi ci batteremo perché siano esaminate diverse opzioni. Credo sia opportuno verificare la possibilità di assegnare le frequenze su base regionale. Se fosse così, ci sarebbero nuove opportunità di sviluppo per gli operatori locali. In caso contrario, sarebbero avvantaggiati solo i grandi gruppi monopolisti».

Fonte: Espresso

a cura di D. Amendola
02/01/2007
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