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La società con solo 1 euro di capitale, ovvero s.r.l.$. L'ennesima bolla di suspance del sistema-italia

Nei primi mesi del 2012, scatenando grande clamore mediatico ed entusiasmo tra gli economisti più spietati, il governo Monti ha lanciato l’idea della costituzione di una s.r.l. semplificata, con solo 1 € di capitale sociale, per gli under 35. Una società del genere non è nuova nel resto d’Europa: esiste già da tempo in Francia e Gran Bretagna. Circa un mese dopo, la montagna ha partorito il topolino: l’idea, dalle premesse singolari, ha assunto le terribili forme ed i tetri confini della legge – segnatamente, “decreto legge sulle liberalizzazioni”, D.m. Giustizia 138 del 23 giugno 2012 – e si è rivelata l’ennesima truffa del liberismo, l’ennesima bolla di suspance del sistema-italia, l’ennesimo muro di difficoltà per la “generazione perduta”.

Nelle intenzioni dei tecnici, l’iniziativa economica privata avrebbe largamente beneficiato della nuova s.r.l.s., i giovani (e meno giovani, perché dare del “giovane” ad un 34enne, fa oggettivamente impressione) avrebbero finalmente avuto a disposizione uno strumento semplice per “fare impresa” e tutto il debilitato complesso economico nazionale avrebbe beneficiato dell’eco di sviluppo del progetto. Nei fatti, l’idea si è rivelata un bluff.

Da premettere che i tecnici hanno dimenticato di considerare alcuni mali ancestrali del belpaese, così realtà quotidiane come l'imposizione fiscale record, la burocrazia selvaggia, la corruzione dilagante, la lentezza amministrativa, la mancanza di infrastrutture, la criminalità organizzata, la scarsa circolazione di denaro e l’indole, diciamo così, poco disponibile e poco altruista delle banche, restano saldamente ai loro posti di combattimento e connivenza, ad ostacolare come non mai i respiri di speranza della classe medio-bassa. Perché, è bene dirlo, i tecnici non hanno considerato che la s.r.l.s. con 1€ di capitale sociale deve operare in Italia e non nel mondo di Oz, dove basta un mago in verde, streghe idrorepellenti ed una strada lastricata di mattoni d’oro per vivere felici e contenti: con cuore, coraggio e cervello al posto giusto.

Proseguendo, le cose si fanno più inquietanti. Ma andiamo con ordine.

In primo luogo, è bene dare alcune informazioni di massima. La s.r.l. – società a responsabilità limitata – è una società di capitali, dotata di personalità giuridica e risponde delle obbligazioni sociali solamente con il suo patrimonio (resta escluso dalle vicende societarie, il patrimonio personale dei soci: c.d. autonomia patrimoniale perfetta). Per la costituzione di una s.r.l. di tipo, per così dire, classico – considerando anche la riforma del 2003 – è necessario un contratto o un atto unilaterale tra più persone (i soci), redatto per atto pubblico e quindi, necessariamente, con l’intervento (e i costi) di un notaio. Esiste anche la possibilità di costituire società di questo tipo con un solo socio (definite unipersonali, che fantasia !) per le quali è sufficiente redigere un atto unilaterale. Il capitale minimo necessario per la costituzione della s.r.l. è di 10mila euro. Non esiste limite massimo. Solitamente le quote di partecipazione dei soci attribuiscono ad ognuno gli stessi diritti ma è possibile determinare quote di partecipazione che attribuiscono diritti diversi: in tal caso, occorrerà darne indicazione nell’atto costitutivo. Alla sottoscrizione dell’atto costitutivo (o entro 30 gg), dovrà essere versato, presso una banca, almeno il 25% dei conferimenti in  denaro e l’intero sovrapprezzo o, nel caso di costituzione con atto unilaterale, il loro intero ammontare. Per i conferimenti diversi dal denaro, è necessaria l’espressa previsione nell’atto costitutivo. (da investireoggi.it)

La società a responsabilità limitata semplificata (s.r.l.s.) ha regole costitutive un po’ diverse. Come già s’è capito, trova applicazione esclusivamente per le persone che non abbiano compiuto 35 anni d’età (a proposito, è vietata la cessione delle quote a soci che abbiano compiuto i 35 anni, ed è nullo l’eventuale atto di trasferimento). Il capitale sociale minimo per l’istituzione della s.r.l.s. va da 1 a 9.999 euro, da versare solo ed integralmente in denaro; non sono ammessi perciò conferimenti in natura. L’atto costitutivo deve essere conforme allo standard tipizzato dai tre ministeri (Giustizia, Economia e Sviluppo economico) che si sono occupati del decreto attuativo. Nella denominazione va specificato che si tratta di S.r.l. semplificata. Altrettanto tipizzato è lo statuto, anch’esso affidato a modelli miniseriali. Da tale serialità, sterilità ed appiattimento dei contenuti, che lascia poche autonomie, deriva la gratuità dell’intervento del notaio: il professionista deve solo raccogliere i dati e confezionare un atto pubblico (su moduli prestampati), senza onorari, potendo esigere i soli diritti (circa 250 euro). Quindi bisogna pagare l’imposta di registro (168 euro). Fermo restando lo scudo in tema di responsabilità patrimoniale, occorre partire con un progetto imprenditoriale (produzione di beni e/o fornitura di servizi) e poi trovare sul mercato i mezzi necessari per intraprendere l’attività. (da ilsole24ore.com)

Ecco, il nodo della vicenda: per una banca, che concede il finanziamento per iniziare una attività (comprare materie prime, macchinari, ecc), dal punto di vista creditizio, che per una S.r.l. si versi un euro di capitale sociale o se ne versino 3mila cambia davvero poco. Quel che conta davvero, nel sistema banco-centrico – schiavo del capitalismo sfrenato e disumanizzante del terzo millennio – è la possibilità di remunerare il capitale investito, col minimo rischio che l’intermediario finanziario resti scoperto. La banca chiede garanzie per i denari che presta e, visto che con un euro di capitale sociale impresa non se ne fa proprio, servono fideiussioni oppure garanzie personali o dei genitori/tutori/ecc. La prassi bancaria più in voga, sull’onda della semplificazione ad ogni costo, pare essere quella di chiedere garanzie per almeno 10.000 euro (il cap. sociale della s.r.l. classica), se non di più: per la serie, armiamoci e partite o, meglio, facciamo andare avanti sempre e solo i benestanti. A conti fatti, a parte lo “sconto” notarile, cambia davvero poco. Alla base della s.r.l.s. resta centrale il capitale che si riesce a reperire. L’idea imprenditoriale valida e l’intraprendenza personale si destinano all'oblio, sminuendo, di fatto, i benefici legati all’età al rango di mera postilla. L’euro per cominciare, per fare come i grandi, è il proverbiale specchietto per le allodole. La portata rivoluzionaria della s.r.l. semplificata si riduce al pentimento d’averci provato. Perché, sussistendo questi termini e questi limiti, anche con un titanico sforzo di immaginazione, non si riesce davvero a capire in che modo tale tipologia societaria possa concretamente rappresentare una inversione di tendenza ed una risposta alla crisi.

Piuttosto, sarebbe utile, finalmente, riportare la persona ed i suoi diritti al centro del mercato, ripensare i confini dello strapotere degli intermediari finanziari, escogitare modi di fare impresa che funzionino davvero, invece di continuare ossessivamente a rincorrerci la coda dei debiti. La s.r.l.s. è ricalcata sull’archetipo dell’eterno ritorno dell’uguale, che poco o nulla concede all’innovazione ed alla tensione al futuro. Ma da un governo di tecnici robo-teutonici, sostenuto da un parlamenticchio di cialtroni e corrotti, non ci si può aspettare che il vuoto prosieguo del modello fallimentare che ha originato la crisi, ci sta speculando sopra ed ora scarica i suoi demoni sul ceto medio-basso.

Antonio Turano
14/10/2012
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