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Dal Corriere: Lisa Caputo, tornata dallo spazio

Non è però ancora stata nel nostro Paese

La prima «italiana» tornata dallo spazio
E' Lisa Caputo Novak, a bordo dello Shuttle Discovery.

Geni italici «doc». Tifosa della nazionale. Il suo sogno è incontrare il Papa

NEW YORK – E' la prima donna d'origine italiana ad essere andata nello spazio, lo scorso 4 luglio, nell'ambito dell'importante volo dello shuttle «Discovery» STS-121, volto a verificare le missioni spaziali umane di lunga durata per l'esplorazione e la colonizzazione del sistema solare. Ed è per questo che Lisa Caputo Nowak ( è sposata con l'astronauta Richard T. Nowak), astronauta e comandante della marina militare Americana, ha appena ricevuto il prestigioso «Friendship Award» del Gei (il «Gruppo Esponenti Italiani» di New York che raccoglie il Gotha dell'industria e del business italiani), durante un ricevimento presso il prestigioso ristorante Le Cirque di Manhattan. «Sono rimasta nello spazio 306 ore, 37 minuti e 54 secondi», racconta al Corriere Online la Caputo, nata nel 1963 a Washington da genitori di origine italiana e dall'aprile del 96 membro del famosissimo Johnson Space Center, dopo aver conseguito una laurea in ingegneria aerospaziale alla U.S. Naval Academy nell'85, e un master in scienze dello spazio alla prestigiosa U.S. Naval Postgraduate School, nel 92. «Il volo è partito dalla base di Cape Canaveral in Florida. Dopo numerosi rinvii a causa del cattivo tempo siamo riusciti finalmente a decollare il 4 luglio, la festa dell'Indipendenza. Lasciando la terra, siamo stati salutati da una meravigliosa kermesse multicolore di fuochi d'artificio. E' stato un tuffo al cuore, aumentato dalla consapevolezza di essere la prima italo-americana nello spazio». Che cosa le ha lasciato questa straordinaria esperienza?
«Quando abbiamo raggiunto l'orbita, otto minuti dopo il lancio, mi sono voltata per ammirare il nostro splendido pianeta Terra tutto bianco e blu, ma senza più confini geografici e politici. Mi sono resa conto che è possibile, per tutti i popoli della Terra, cooperare, rispettarsi ed amare le rispettive differenze, sia sul Pianeta sia fuori da esso».

Fuori?

«L'International Space Station ha tre membri dell'equipaggio provenienti da altrettanti continenti diversi. E il programma annovera ben 15 partner internazionale che contribuiscono know-how ed altre risorse. Come un Palazzo di Vetro dell'Onu dove tutti vanno d'amore e d'accordo».

Come giudica il contributo dell'Italia al programma spaziale?
«Lo shuttle ha raggiunto la stazione spaziale internazionale con un'importante presenza scientifica italiana. Grazie ai tre moduli Leonardo, Donatello e Raffaello, sviluppati dalla società Alcatel Alenia Space per conto dell'Agenzia Spaziale Italiana. Le braccia robotiche e i moduli di costruzione italiana rappresentano uno dei più affidabili e cruciali strumenti aerospaziali mai usati dalla Nasa. E non dimentichiamoci che a Houston oggi lavorano parecchi astronauti italiani».

Lei si sente italiana?

«Dalla testa ai piedi. Mi relaziono al paese d'origine dei miei nonni paterni e materni – sono italiana al 100% - in vari modi. La mia è una famiglia molto affiatata che crede fortemente nella cultura della buona tavola. Il giorno in cui sono tornata dallo spazio, i miei famigliari sono giunti alla Nasa da ogni angolo degli Stati Uniti per trascorrere un'intera giornata insieme a mangiare, ridere e scherzare in uno dei miei ristoranti italiani preferiti. "La prima volta che a abbiamo accolto Lisa sulla Terra è stato 43 anni fa", ha detto papà nel suo discorso, "oggi abbiamo il piacere di darle il benvenuto per la seconda volta”.

E' difficile conciliare il ruolo d'astronauta con quello di moglie e mamma di tre figli?
«Mio figlio Alexander, oggi 14enne, è cresciuto negli anni del mio tirocinio alla Nasa. Fu lui a tenermi la mano mentre guardammo in diretta tv la tragedia dello shuttle Columbia. "Mamma, non voglio che tu abbandoni il tuo sogno”, mi disse mentre le lacrime mi correvano giù dagli occhi. Sono certo che un giorno le missioni spaziali torneranno ad essere sicure". E lo scorso 4 luglio, mentre le tv mandavano in onda le immagini della missione STS-121, le mie gemelline di tre anni, Katrina e Alyssa, si sono lanciate sullo schermo per baciarmi”.

Pensa che lo spazio oggi sia aperto alle donne quanto agli uomini?

«Certo. Siamo molto rispettate e posso affermare senza riserve che non veniamo più discriminate come un tempo. In un futuro non lontano in cui l'umanità svilupperà i viaggi spaziali, creando colonie umane nello spazio, le donne svolgeranno un ruolo ancora più cruciale e saranno numericamente numerose quanto gli uomini».

Per chi ha tifato ai recenti campionati di calcio?
«Per l'Italia, ovviamente. Durante le finali ero in orbita. A bordo dello shuttle c'erano astronauti tedeschi, inglesi e americani con cui litigavano tutti i giorni circa l'esito del campionato. Ma alla fine sono stati costretti ad ammettere che le mie previsioni erano le uniche giuste».

E' mai stata in Italia?

«No ma conto di andarci prestissimo, magari per parlare alla gente della mia esperienza di donna e di italiana nello spazio. Vorrei visitare i miei tanti parenti che vivono sparsi tra Aiello Calabro, Lucca, Catanzaro, Padova e Randazzo. Realizzando finalmente il mio grande sogno: visitare il papa».

Fonte:[ Corriere.it ] Alessandra Farkas
28/09/2006
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