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H5N1, la scheda del virus

Il virus più temibile dell'influenza aviaria, l'H5N1Il virus H5N1, responsabile dell'influenza aviaria, ha provocato dal 2003 ad oggi, in Asia, 74 vittime accertate. Gli esperti sono concordi nel ritenerlo il principale indiziato di una probabile pandemia, ossia un'epidemia di influenza a livello planetario particolarmente virulenta, come già accaduto nel 1918 con la Spagnola, nel '57-'58 con l'Asiatica e nel '68-'69 con la Hong Kong.

Ceppo killer - Il temuto H5N1 è uno dei 15 sottotipi noti di ceppo influenzale di tipo A. I virus influenzali sono infatti di tre tipi: A, B e C. Gli uccelli selvatici sono l'ospite naturale dei virus di tipo A che diventa letale se trasmesso ad altre specie, come maiali, cavalli, delfini, balene e anche l'uomo. Le influenze aviarie da virus A furono per la prima volta identificate in Italia oltre un secolo fa.

Origine e diffusione di H5N1 - La prima infezione, documentata ,di esseri umani con un virus influenzale aviario è stata osservata ad Hong Kong nel 1997, quando il ceppo H5N1 causò una grave malattia respiratoria in 18 persone. Sei di queste persone morirono. L’infezione che colpì gli esseri umani ad Hong Kong coincise con un’epidemia di influenza aviaria altamente patogena che si diffuse tra i polli di allevamento. L’uccisione, entro 3 giorni, da parte delle Autorità Sanitarie, dell’intera popolazione di volatili di allevamento ad Hong Kong ridusse la probabilità di trasmissione diretta agli uomini, evitando in tal modo l’estendersi dell’epidemia. Il ceppo riemerge in Korea nel 2003 e oggi la sua presenza è stata accertata anche in: Cambogia, Cina, Indonesia, Giappone, Kazakistan, Laos,Malaysia, Mongolia, Filippine, Russia, Taiwan, Tailandia, Vietnam, Europa dell'Est e in Kuwait e si teme che gli uccelli migratori possano portare la malattia in Africa.

Mutabilità del virus - L'agente patogeno ha capacità di mutare rapidamente (come accade per tutti i batteri influenzali) e acquisire geni di altri virus divenendo in questo modo potenzialmente patogeno anche per l'uomo. Rispetto alla Sars è meno 'abile' nel diffondersi, ma più "cattivo".

Scenari prospettati - Se il virus mutasse in modo da infettare facilmente l'uomo e da diffondersi da persona a persona, gli esperti stimano che potrebbe colpire in modo grave 25 milioni di persone e provocare 7 milioni di morti. Le previsioni piu' pessimistiche arrivano a stimare un 50% di infettati nelle aree dove il virus circolerebbe e 5% di decessi. In Italia gli esperti del centro per il controllo delle malattie CCm hanno fatto delle stime sui possibili contagiati dalla temuta pandemia prospettando tre scenari, uno dei quali prefigura in 16 milioni le persone a rischio contagio (con 150 mila decessi).

Vaccini - Come per il comune vaccino antinfluenzale stagionale, anche quello contro l'influenza dei polli, necessita l'isolamento del preciso Dna virale responsabile della pandemia. Per questa ragione, benché si sia già messo a punto un sistema collaudato per produrre il vaccino nei tempi più rapidi, la sua produzione massiva potrà avvenire solo quando sarà accertata la trasmissione da uomo a uomo (dopo l'accertamento dei primissimi casi). Il tempo tecnico per produrre le dosi è stimato intorno ai 3-4 mesi. L'Italia ha stipulato con alcune aziende farmaceutiche un contratto di prelazione su 36 milioni di dosi. Al momento i principali produttori di vaccino sono: Sanofi-Aventis, Chiron e Berna. I Paesi dove viene prodotto sono 9, Italia inclusa. Circa una ventina di nazioni sta facendo scorta di farmaci antivirali. Si stima che le persona che avranno il vaccino saranno circa 500 milioni, ma almeno 6 miliardi di persone saranno esposte al contagio.

Trasmissione e precauzioni - Non è possibile sapere in anticipo dove potrebbe prendetre il via la temuta pandemia ma i Paesi asiatici sono i più probabili. I virus dell'influenza aviaria di solito non infettano direttamente gli uomini né si trasmettono, normalmente, da persona a persona. L'uomo può tuttavia essere colpito per contatto diretto con animali infetti o con le loro deiezioni, mentre non c'è alcuna evidenza di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo la cottura. Se dovesse verificarsi una pandemia, il contagio avverrebbe come per le comuni influenze stagionali, ma si potrebbe verificare in qualsiasi stagione dell'anno.

12/01/2006
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