Blitz al'alba degli uomini delle forze dell'ordine al "Papa Giovanni XXIII
sotto inchiesta per malversazioni e il sospetto di diversi omicidi
Cosenza, sgomberato con tensioni
l'istituto dei pazienti scomparsi
Dopo le prime difficoltà, l'operazione, richiesta dalla Procura di Paola
si è svolta tranquillamente. Trecento persone saranno smistate in altre strutture
di ANNA MARIA DE LUCA
COSENZA - I circa trecento ricoverati della clinica degli orrori, l'istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello, questa mattina sono stati portati via dalle forze dell'ordine, diretti verso altre strutture di ricovero. Lo sgombero è avvenuto alle prime luci dell'alba. Momenti delicati, tensioni, rabbia e pianti. Da molti giorni si temeva che l'operazione potesse trasformarsi in una tragedia a causa dell'opposizione dei circa cinquecento dipendenti che rischiano di trovarsi senza un lavoro e che da giorni occupavano l'istituto con un presidiandolo anche fuori dai cancelli. Resistenze anche da parte dei ricoverati, da anni e anni parcheggiati nella clinica: malati di mente, invalidi, anziani, gente dimenticata persino dalle famiglie.
Ed è proprio giocando sull'abbandono che nella clinica sono potuti accadere i terribili reati di cui si parla nell'inchiesta scoperta da Repubblica la scorsa settimana e portata avanti dalla Procura di Paola per la scomparsa di tredici ricoverati - l'ultimo a fine 2008 - il presunto omicidio di altri quindici e un centinaio di casi di lesione aggravata. Ieri delegazioni di dipendenti hanno protestato sia a Roma, davanti a palazzo Chigi, che a Catanzaro, davanti all'assessorato regionale alla Sanità, contro la chiusura dell'istituto. Ma i fatti accaduti nella clinica sono così gravi che, questa volta, la politica non ha potuto neanche provare a fermare il lavoro della magistratura.
L'ordinanza di sgombero emessa nei giorni scorsi dalla Procura di Paola è stata determinata dall'irregolarità della struttura - impianti non a norma e via dicendo - e dalla gravissima situzione economica in cui versa la clinica di proprietà della Curia: dopo la scomparsa di 13 milioni di euro, a cui se ne aggiungono altri quindici destinati ai contributi, l'istituto si è ritrovato sul lastrico, con pignoramenti su pignoramenti. Per questi ammanchi, sono stati emessi la scorsa settimana 27 rinvii a giudizio. Primo della lista il prete che amministrava la clinica, don Alfredo Luberto, famoso per il tesoretto trovato nella sua casa mentre i ricoverati pativano la fame. E in alcuni momenti anche la scabbia, in un inferno che porta il nome di un Papa ed era gestito da un prete.
Da questa mattina la clinica è vuota. Il business è finito. Il sostituto procuratore Eugenio Facciolla ha fermato in sistema. La Regione Calabria nel corso degli anni ha versato per ogni paziente cifre incredibili, fino a 195 euro a persona a fronte di una spesa reale certificata dalle perizie della Procura, che andava dagli otto agli undici euro. Il resto veniva intascato. I ricoverati aumentavano il numero dei residenti nel piccolo paesino e, negli anni passati, votavano anche alle elezioni. Risultavano però incapaci di intendere e di volere per quanto riguardava l'aspetto patrimoniale: i loro beni venivano intestati al curatore che lavorava nella clinica e passavano alla struttura.
Testamenti falsi, morti sospette, sparizioni. Sono tanti i misteri che la Procura di Paola dovrà ora sciogliere. Di certo ora dal Papa Giovanni non potrà più sparire nessuno.
(17 marzo 2009)
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