SANTA MARINA, che si celebra il 17 luglio (sul Tirreno cosentino è venerata a Terrati, frazione di Lago), rappresenta per la cultura popolare, colei che assicura la produzione del latte materno alle puerpere. Chi non avesse avuto latte a sufficienza per allattare i propri figli, specie in una società contadina e lontana dal consumismo odierno in cui il latte si compra in un banale supermercato, doveva rivolgersi a lei. E spesso nei racconti delle mamme di una volta, a pellegrinaggio fatto, il latte ritornava a scorrere copioso dai seni materni. Il nesso è spiegato con la storia della santa che nonostante la sua vita di vergine travestita da monaco riuscì ugualmente ad allevare e allattare il figlio della sua presunta colpa.
“Si racconta – riportiamo dal libro di Marina Minghelli “Santa Marina la travestita, edito da Sellerio – di una giovane donna che per seguire il padre desideroso di vivere in un convento senza separarsi da lei, prese abiti maschili e cambiò il suo nome in Marino. Sebbene il padre ben presto morisse Marina continuò a vivere al convento conservando il suo segreto. Molto amato e portato ad esempio per la sua condotta esemplare, Marino si recava spesso al mercato del vicino villaggio per le spese necessarie al convento e qui passava la notte nella locanda del paese per poi riprendere la strada del ritorno l’indomani con il suo carretto. Un bel giorno la figlia del locandiere, rimasta incinta, accusò il giovane monaco di averle fatto violenza. Marina non si difese e fu inesorabilmente scacciata. Ma non se ne andò, rimase a vivere ai piedi del convento in una grotta dove le fu affidato, per allevarlo, il bimbo frutto della sua colpa”.
L’epilogo della sofferenza e dell’ingiustizia vissuta da questa donna si ha quando Marino-Marina muore. I confratelli che nel frattempo avevano riammesso il frate al convento commossi per la sua grande abnegazione nel crescere quel figlio a lei affidato fra tante difficoltà, scoprirono la sua vera identità. Il suo vero sesso. Da quel momento divenne santa.
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